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RENATO SELLANI A ZONZO PER ORVIETO IN FESTA
E’ bella la città con il vestito della festa. Addobbata e luccicante, con la musica dà calore e ritmo a passanti e turisti. E’ un andirivieni di gente che sorride, saluta e si scambia gli auguri. Nella confusione incontro Renato Sellani, il famoso pianista, padre del jazz italiano, che da quattro anni è presente tra gli artisti di “Umbria Jazz Winter”, e finisco per seguirlo al San Giovenale per il concerto di mezzanotte. Renato Sellani è abituato a farsi corteggiare. Negli anni sessanta famosi cantanti stranieri quando venivano in Italia cercavano “il suo pianismo elegante e lirico”. <<Maestro, lo sa che il suo è un cognome orvietano?>> <<Infatti i miei hanno origini umbre.>> mi risponde con un accento tra il romagnolo e l’alto marchigiano. <<Si dice che i miei antenati abbiano fondato Sellano. Ora abito a Senigallia.>> <<In questi quattro anni le sembra che Orvieto sia mutata?>> <<Fortunatamente no. A me piacciono le città che hanno ben conservato le tracce del passato. Orvieto mi piace così com’è. Come Senigallia. Nonostante le invasioni subite nel corso dei secoli, nonostante il terremoto, ha mantenuto certi aspetti importanti della sua storia.>> <<Non starò a chiederle quante ore si esercita al pianoforte, già conosco la risposta, però mi piace sapere come si è avvicinato alla musica, al jazz in particolare.>> <<E’ stato semplice. Mia madre stava tutto il giorno a cantare opere liriche! La musica, il jazz, è stato naturale. Non sono mai andato a scuola di pianoforte. Sicuramente è una dote innata, un dono di natura.>> <<Si dice che di musica, come di poesia, non si campa. Lei che ne dice?>> <<Fortunatamente non ho una famiglia da mantenere altrimenti sarebbero stati guai. Io nella vita ho fatto tante cose. Ai giovani consiglierei di non seguire il mio esempio. Raccomanderei di studiare, studiare, studiare senza impegnarsi in troppe attività.>> A mezzanotte Renato Sellani si toglie il sottogiacca di lana e si mette al piano. Alla spicciolata i nottambuli cominciano ad arrivare. <<Siamo pochi ma selezionati.>> annuncia il maestro. Pian piano la sala si riempie, i bicchieri si colorano di liquidi rossastri, i camerieri rallentano il loro andirivieni. La partenza è un po’ lenta e sonnacchiosa. Poi gradualmente la musica sale con la classe e il tocco moderno di Renato Sellani che, insieme a Gianni Basso alla tromba, dà l’avvio alla serata in un crescendo di applausi.
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