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NON È NOSTRA LA DISCARICA LE CRETE (SECONDA PARTE)
NON È NOSTRA LA DISCARICA LE CRETE LO AFFERMA IL SINDACO IN UN’ INTERVISTA (seconda parte. Continua dal 17 gennaio) Da decenni la discarica delle Crete non è nostra. Non dice niente il fatto che sorga sulle colline argillose al di là del Paglia, proprio di fronte al versante nord della Rupe. << La discarica è d’ambito, non appartiene al territorio.>> Sono parole espresse dal sindaco Stefano Mocio nel corso di una lunga intervista che pubblico a puntate. D. << Di recente tramite volantinaggio e un gazebo in piazza della Repubblica i cittadini sono stati informati di un accordo con la SAO per cui l’impianto della discarica viene privatizzato. Cosa può dirci sull’argomento?>> R. << Da decenni la discarica non appartiene all’Amministrazione Comunale. Quindi non c’è niente da privatizzare perché è completamente privata.>> D. << Se non appartiene più al Comune, a chi appartiene allora la discarica “Le Crete”?>> R. << L’impianto nel corso degli anni è passato di mano da una multinazionale all’altra fin quando attualmente è arrivato alla multinazionale ACEA. Non c’è niente da privatizzare, né da fare accordi particolari perché c’è una convenzione che regola i rapporti fra Comune e SAO. Sostanzialmente ogni qualvolta ci sono degli aggiornamenti o delle questioni da derimere rispetto a quella convenzione, che peraltro è una convenzione vecchia che durerà ancora per anni, si fanno degli aggiornamenti annui parziali. C’è stato un aggiornamento l’anno scorso, ce n’è stato un altro due anni fa e stiamo perfezionando un accordo per il 2006-2007.>> D. << Che genere di accordi?>> R. <
> D. << Quando parla di rifiuti cosa intende esattamente?>> R. << Per rifiuti non intendo soltanto l’immondizia collocata in discarica, che è una piccolissima parte della questione. Quando parlo di rifiuti io mi riferisco soprattutto a tutto il discorso sulle fonti rinnovabili: utilizzando al meglio i rifiuti, si può produrre energia elettrica, energia termica. Le discariche devono durare il più a lungo possibile. L’obiettivo dunque è quello di mettere il meno possibile i rifiuti in discarica. Mentre in passato un’autorizzazione ci permetteva di cogestire insieme alla Provincia i processi decisionali, oggi quell’autorizzazione sarebbe pressoché inutile.>> D. <
> R. << I motivi sono diversi. Innanzitutto il quantitativo di rifiuti ormai è fissato da un piano industriale che ha durata quindicinale, almeno credo, approvato dalla Provincia e dall’ATO. Quindi per tanti anni il quantitativo è fissato, fermo restando che ci possono essere delle emergenze. La stessa qualità del rifiuto è fissata.>> D. << Quali rifiuti entrano in discarica?>> R. << I rifiuti sono contrassegnati da codici e soltanto alcuni rifiuti con quei codici autorizzati dalla Provincia possono entrare in discarica. Come si sa, i rifiuti si distinguono in “rifiuti speciali pericolosi” e in “rifiuti speciali non pericolosi”. Non esiste più il rifiuto urbano. Il nostro sacchetto di plastica con la busta del latte,… come arriva in discarica passa nel preselettore e da quel momento diventa rifiuto speciale. Usciamo dal terrore suscitato dal termine “rifiuto speciale”. Rifiuto speciale oggi è tutto. L’Unione Europea fa distinzione tra rifiuti speciali “pericolosi” e rifiuti speciali “non pericolosi”. D. << Quali di questi rifiuti possono finire a “La Crete”?>> R. << La discarica “Le Crete” è abilitata ad accogliere parte dei rifiuti “non pericolosi”. Non entrano i rifiuti pericolosi e tossici. Quindi noi non possiamo più definire le quantità e le qualità se non quelle stabilite dalla Provincia e dall’ATO. Non possiamo più definire la tariffa, che è stabilita dall’ATO.>> D. << Allora per quanto riguarda i rifiuti nella discarica orvietana noi non abbiamo alcuna voce in capitolo?>> R. << L’unica possibilità seria che il Comune ha è quella di entrare come socio dentro la Società per poter partecipare alle decisioni dei piani industriali. Purtroppo l’autorizzazione di cui disponevamo non serviva più a questo. Peraltro quelle autorizzazioni sono in via di estinzione in quanto appena la normativa entrerà in vigore, dovrebbe essere a marzo se non ci saranno proroghe, dovremmo in tutta Italia passare all’autorizzazione ambientale integrata di tipo europeo che può essere richiesta soltanto dai proprietari degli impianti. Noi sostanzialmente non avevamo più quasi niente in mano.>> D. << Quindi il Comune mirava a quest’unico obiettivo: acquisire delle quote della Società.>> R. << Quello che noi dovevamo avere era il poter partecipare alle politiche industriali. E questo abbiamo fatto. Del resto è atipico che un Comune abbia la titolarità di un’autorizzazione di un impianto che non è il suo e che non gestisce. Tra l’altro i Comuni per legge non possono gestire rifiuti speciali.>> D. << In definitiva il rischio, come ha già detto, è quello di restare completamente fuori?>> R. << Se vogliamo avere la possibilità di decidere su più fonti rinnovabili, utilizzabili e non vogliamo arrivare al momento in cui qualcuno ci dirà che l’unica soluzione per l’Italia è il nucleare, se vogliamo coincidere e contare su una tematica che sarà fondamentale nei prossimi decenni, la strada per non rimanere alla finestra, è quella di partecipare alle politiche industriali del proprio territorio. Questo abbiamo fatto e questo abbiamo ottenuto. Cioè: a fronte della restituzione alla Provincia dell’autorizzazione che a noi non serve più in termini politici, abbiamo ottenuto dalla Società la partecipazione con una quota di capitale minima. Il Comune non deve fare l’imprenditore, deve soltanto essere nei processi decisionali.>> D. << In pratica affermando che a “Le Crete” entrano solamente rifiuti speciali “non pericolosi” lei ha smontato quanto espresso nel manifesto.>> R. << Quando ho visto circolare quei volantini con scritto “rifiuti tossici” sono rimasto profondamente deluso. Nel momento in cui un Sindaco che ha passato parte delle feste natalizie, in particolare l’intero giorno dell’Epifania, al telefono fra vicari prefettizi, presidenti di Province che chiamavano, ovviamente mi riferisco alla Campania, mentre si stava delicatamente discutendo in questi termini con la Società SAO, si tentava di incendiare tutto. Certo quell’incendio magari demagogicamente nel brevissimo periodo poteva servire ad acquisire qualche consenso in più. In realtà non si faceva l’interesse della città. Se venissi a conoscenza di trasferimento di scorie pericolose ad Orvieto, io sarei il primo a firmare contro.>> (segue)
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