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ACQUAPENDENTE: LA FIERA DEI CAMPANELLI
Poche le campanelle alla fiera di Acquapendente. Per il resto, c’è ogni tipo di mercanzia. << Tutti mi chiaman Maremma , Maremma” canta l’uomo dei canestri seduto sul banchetto basso mentre raccoglie da terra i rametti rossastri della vetrica. Intorno a lui un gruppo di Amiatini gli fa da coro. << Bravi.>> fa l’uomo <
> Qualcuno degli interrogati lo guarda imbarazzato, un altro dice la sua. Solo una ragazza ad alta voce: << Senza musica!>> E così l’uomo dei canestri continua a fare il professore, cosa che ha fatto per una quarantina d’anni. Da pensionato si dedica al pezzetto di terra in riva al lago di Bolsena dove ha piantato la specie di salici comunemente chiamata vinco che utilizza insieme alla canniccia e all’olivo per realizzare contenitori di ogni tipo e dimensione. I canestri per la vendemmia continua a farli con l’olmo, come facevano i contadini di una volta. << Che prezzo ha questa bottiglia?>> chiede un Amiatino sollevando una fiasca rivestita e lucidata a coppale. << Siccome è vuota, soltanto venti euro.>> La fiasca costa più del paio di scarpe rosse acquistate da un’ amica per 15 euro. Almeno il legno dei canestri è autentico e per lo più senza coloranti. << Se vuoi vedere tutto>> mi avvertono <
> Acquapendente non è la grande città ma ogni via, ogni piazza è occupata su ogni lato e per ogni verso da bancarelle colme di merce, appesa anche ai raggi degli ombrelloni. I colori brillano al sole e scintillano di sintetico lontano un chilometro. La merce esposta sulle bancarelle che raggiungono anche la periferia è un po’ il concentrato di quello che comunemente si può vedere in un qualsiasi mercato. Soprattutto l’abbigliamento lascia molto a desiderare. Non tanto per i modelli che sono abbastanza gradevoli. Soprattutto lascia a desiderare la qualità dei tessuti, quasi sempre sintetici. Poca lana, poco cotone, niente lino. Molta elastina, poliestere, viscosa e poi tessuti leggeri, compatti, lucidi, di quelli che non traspirano e con il caldo emanano odori nauseanti. Prezzi bassi, anzi bassissimi, che invitano ad accostarsi, guardare, toccare per captare morbidezza e consistenza del tessuto. Rifiniture inesistenti. In piazza, due finanzieri in borghese stanno multando un ambulante del Viterbese che non ha emesso lo scontrino. Mi farebbe piacere vedere qualcuno controllare la merce dal punto di vista igienico-sanitario: colori, colle, tessuti, suola delle scarpe, pentolame… Non è allarmismo ingiustificato. Cito l’articolo di “Altroconsumo” che denuncia quanto emerso dal “test salute”: “Su quindici pigiamini venduti nella grande distribuzione e nei negozi per l’infanzia, tre hanno problemi di sicurezza: contengono sostanze tossiche, che possono mettere a rischio la salute dei bambini.” Lo stesso problema, ossia la presenza di sostanze chimiche pericolose nei vestiti, è emerso in Belgio, Spagna, Portogallo. “Un rischio che riguarda tutti, anche gli adulti, a cui l’industria tessile deve rimediare.” conclude l’articolista <
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