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ORVIETO CITTA’ MUSEO
4 gennaio 2009 Niente contro i musei. Una città ricca di storia, vecchia di migliaia di anni, è giusto che sia valorizzata anche con i musei. Qui però mi sembra che stiamo esagerando. Soprattutto perché i musei costano. Sia a chi li gestisce, sia a chi li visita. E non mi sembra che Orvieto faccia eccezione. Per restare dalla parte degli utenti quali noi siamo, spesso i musei costano troppo. Nel senso che la città ha molti luoghi di cultura: E in tutti l’ingresso è a pagamento. Senza contare che le sale sono piene di reperti di notevole pregio e spesso si rischia di fare indigestione e si perde il piacere dell’osservazione e della scoperta. Non credo che tutti i visitatori siano poi tanto superficiali da gradire la toccata e fuga. Più d’una volta, ad esempio, soprattutto nel caso di gruppi scolastici, ho accennato all’eventualità di concedere visite a tappe. Ossia seguendo il tema del progetto. Ad esempio: gli strumenti musicali dipinti sulle ceramiche antiche. Il resto… al successivo argomento. Con costi ridotti per il visitatore. Il vero problema comunque è un altro. La città sulla rupe attualmente conta una popolazione ridotta rispetto all’espansione demografica della periferia. E la città sulla rupe è già un museo di per sé, in quanto abitata prevalentemente da anziani, che oltretutto, dopo tanti anni vissuti attaccati al tufo, all’approssimarsi della fine rischiano di essere dirottati verso case di riposo più o meno lontane. Come se la città si vergognasse di loro e volesse ignorare il problema, mantenendolo il più possibile lontano dagli occhi. Qualche anno fa si parlava di San Giorgio. Oggi nemmeno l’eventualità di San Giorgio esiste più, in quanto la residenza, da molti anni chiusa per restauri, a tutt’oggi non ha riaperto i battenti. In sostituzione c’è Olevole, nel Ficullese. Guardandomi in giro mi viene da pensare che gli anziani spesso danno la stessa sensazione di isolamento della città avvolta nella nebbia. Da qualche tempo per Corso Cavour incontro un’anziana signora in carrozzella, spinta dalla badante. Ed è già fortunata perché può permettersi una badante e restare in città, che è la sua vita. E non mi si dica che per gli anziani c’è la possibilità di ricevere assistenza da parte degli Enti preposti. L’assegno mensile, seppur meglio di niente, non permette di certo di pagarsi una badante ad ore. La signora in questione si era battuta a lungo affinché una casa per anziani venisse realizzata nell’ex ospedale Santa Maria della Stella, in piazza del Duomo. In fin dei conti la struttura da tempi immemorabili aveva ospitato un ospedale. Perché no una casa di riposo per anziani? Le piaceva l’idea di uscire sulla piazza del Duomo, incontrare gente, fare due chiacchiere. Magari andare al cinema… Era solo un cambiamento di casa, con in più la possibilità di essere seguita e curata da persone competenti fino alla fine. Ancora forte e gagliarda, si era fatta promotrice di una raccolta di firme, si era appellata a Stefano Cimicchi, sindaco di allora, ed era più che certa che la sua idea venisse realizzata. I fatti poi non sono andati secondo i suoi sogni perché l’ex ospedale ha avuto una destinazione ben diversa. Tutti definiscono Orvieto come una città a misura d’uomo, anche se io ho i miei dubbi in proposito. Posso aggiungere che è stata una città fortunata perché ha potuto usufruire della legge speciale Orvieto – Todi per il consolidamento della rupe e il restauro di buona parte di chiese e palazzi. Alcuni dei quali non hanno trovato una riconversione. Allora mi domando: con tante strutture parzialmente utilizzate, se non interamente inutilizzate, come mai non è possibile trovare sulla rupe una sistemazione adeguata per coloro che non possono permettersi di restare nella propria casa? Santina Muzi
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