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"IL DUBBIO" AL MANCINELLI
AL MANCINELLI DI ORVIETO “IL DUBBIO” CON STEFANO ACCORSI E LUCILLA MORLACCHI Appuntamento al Teatro Mancinelli di Orvieto alle ore 21 di sabato 10 ed alle 17,30 di domenica 11 con Stefano Accorsi e Lucilla Morlacchi ne “IL DUBBIO”, tratto dall’omonimo romanzo di John Patrick Shanley. Il dubbio porta sulla scena una tematica forte e attuale: quella dell’abuso sessuale in ambiente cattolico. Sergio Castellitto alla regia e Stefano Accorsi nel ruolo del protagonista affrontano le pagine di questo scritto ambientato nel 1964 in una scuola parrocchiale di Brooklyn. La vicenda ruota attorno alla supposta colpevolezza di un giovane prete di aver abusato sessualmente di un dodicenne di colore. Ad accusarlo è l’ineffabile malizia della direttrice dell’istituto suor Aloisia (interpretata da Lucilla Morlacchi) che non ne condivide i moderni metodi di insegnamento, mentre suor James, pur apprezzandone lo spirito di abnegazione, è lacerata profondamente dal tarlo divoratore del dubbio. Gli stessi spettatori non trovano il conforto di alcuna certezza, poiché l’autore ha deciso unicamente di spargere il seme del dubbio, lasciando correre l’immaginazione del pubblico che esce dal teatro domandandosi se padre Flynn sia colpevole oppure no. Note minime Il dubbio di John Patrick Shanley traduzione Flavia Tolnay adattamento Margaret Mazzantini con Stefano Accorsi, Lucilla Morlacchi, Nadia Kibout e Alice Bachi regia Sergio Castellitto scenografie Antonella Conte costumi Isabella Rizza disegno luci Raffaele Perin (A.I.L.D.) produzione Hurlyburly e Alien produzioni vincitore del premio Pulitzer nel 2005 John Patrick Shanley è nato nel 1950 nel Bronx, è stato educato dall’ordine cristiano irlandese dei Fratelli e Sorelle della Carità. E’ famoso per la sua pignoleria nei contratti affinché neanche una parola sia cambiata nelle trasposizioni sceniche delle sue opere. Lo ha detto Shanley Nella propria autobiografia Shanley scrive:“ John Patrick Shanley viene dal Bronx. E’ stato espulso dalla scuola materna Sant’Elena. E’ stato bandito a vita dal refettorio di Sant’Antonio. È stato espulso dalla scuola superiore Cardinale Spellman. Quando si è laureato alla New York University gli è stato intimato che lo avrebbero trascinato davanti ad un tribunale se mai avesse voluto farvi ritorno. Quando gli è stato chiesto perché sia stato trattato in questa maniera da tutte queste istituzioni è scoppiato in lacrime e ha detto che non ne aveva idea. Poi è entrato a far parte del corpo della Marina degli Stati Uniti d’America. E’ stato bene. Sta ancora bene.” NOTE DI REGIA (di Sergio Castellitto) DUBBI IN BIANCO E NERO John Patrick Shanley comincia a scrivere “Il dubbio” nel 2002 (pubblicato nel 2004), un anno dopo la tragedia delle Torri Gemelle, (11 settembre 2001) e ambienta la storia in una scuola parrocchiale del Bronx nel 1964, un anno dopo la morte di J.F.Kennedy, (22 novembre 1963). Il nesso drammaturgico e psicologico dell’autore e del cittadino Shanley mi sembra interessante. E’ un’America che ha perduto padri e certezze, un popolo, una comunità che cammina sul bordo di una paurosa assenza. E’ questo il senso più interessante di un testo lucidissimo eppure denso di pietà costruito su una drammaturgia classica eppure attualissima grazie al “pretesto” della trama: una vecchia religiosa sospetta un giovane prete che insegna nella scuola dove lei è direttrice, di aver molestato l’unico ragazzino di colore (leggi “negro”) dell’istituto. Pedofilia, fede, verità, dubbio, purezza, paura, resurrezione. Queste sono le parole, questi sono i temi che compongono la straordinaria suspence emotiva de "Il dubbio". Un testo dove non ci sono suore e preti ma uomini che fanno i preti e donne che fanno le suore. Dietro quell’abito bianco e nero che è insieme scudo e gabbia, si agitano esseri umani che cercano una via di uscita dalla trappola dei loro desideri e dei loro sospetti. Ogni scena, ogni dialogo è un autentico combattimento. Le armi sono l’intelligenza, la capacità, poco cristiana per altro, di manipolare l’avversario, di “stenderlo” o usarlo al servizio del proprio teorema. Vittime e carnefici in questa storia si scambiano i ruoli continuamente, perché le parole, le accuse, sono di ferro incandescente e lasciano segni sulla psiche di quel prete, di quelle suore. “Che cosa facciamo quando non ci sentiamo sicuri?” questa è la prima battuta che Padre Flynn, il giovane prete protagonista dice ai fedeli durante il sermone della domenica. Sì, che cosa facciamo quando tutto vacilla, la strada é perduta, l’illusione demolita? Che cosa facciamo, non l’11, ma il 12 settembre…? Eppure la pietà, le improvvise dolcezze dello spirito, il desiderio di sentirsi puri. Perché oltre il muro, magari incarnato in un pallone da basket c’è Dio, quel dito puntato come un giudizio e quelle formiche nere là sotto che brulicano, sperano, lavorano per la salvezza. In ultimo, la lotta che la madre del bambino nero ingaggia per consentire anche a suo figlio di avere un'opportunità nella vita ci sembra risarcita oggi direttamente dalla Storia di Barak Obama e della sua straordinaria elezione a Presidente degli Stati Uniti.
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