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IKHIWA OSPITE A “LA7”
Abituata alla tivù locale dove, aldilà delle attrezzature, manca praticamente ogni tipo di contorno, arrivare a “La7” come ospite di “Omnibus Life Estate” è stato come calarmi in una realtà sopraelevata. <
> mi ha presentato la giornalista Flavia Fratello, conduttrice di “Povero Mondo”, una delle trasmissioni contenute all’interno di OMNIBUS, andata in diretta mercoledì 8 luglio dalle ore 9,23 alle 10,00. La truccatrice si è messa subito all’opera per incipriarmi naso e gote, la parrucchiera ha dato una sfonata ai miei capelli cortissimi, la stiratrice ha rinfrescato la giacchina di lino, essenziale per l’eleganza dell’impegno. Abituata agli “studios” di TVA Aquesio e di “Orvieto 39” dove arrivavo già pronta di tutto punto per condurre la trasmissione, mi sono sentita accolta e coccolata, esente da ogni ansia e titubanza. Questa volta non ero io a condurre, non avevo io la responsabilità della trasmissione, potevo dunque rilassarmi e parlare tranquillamente di “IKHIWA”, il mio diario di viaggio in Zimbabwe, edito da “Le Brumaie”. “POVERO MONDO”, il titolo del giorno, oltre me, aveva portato in studio il giornalista di economia e alta finanza Alan Friedman ed il professor Emiliano Brancacci dell’Università del Sannio. L’alta finanza non è il mio forte. Nemmeno la finanza spicciola è alla mia portata. Però la giornalista mi ha posto domande ad hoc, inerenti l’Africa e le esperienze narrate nel libro. <
> ha chiesto. Non so in economia, ma nel settore agricolo sì, c’è realmente la necessità di insegnare anche le tecniche più elementari. E’ come da noi. Senza allontanarsi dal territorio orvietano, bisogna riconoscere che i nostri giovani non sono in grado di potare, fare i trattamenti alle colture, vendemmiare, raccogliere le olive…Le stesse Associazioni di agricoltori, come anche il Centro territoriale, organizzano corsi di potatura, essenziali perché, una volta morti quei pochi anziani che questi lavori li fanno da una vita, sarà un problema portare avanti la campagna. Perché la stessa cosa non dovrebbe succedere in Africa o in altri Paesi che oggi chiamiamo ”del terzo mondo”? Sempre per parlare di casa nostra, la titolare del “forno dell’Angelo” in Via Angelo da Orvieto, non è stata recentemente in America Latina, condotta dal vescovo, per insegnare a fare il pane alle donne dei villaggi? Nella mia esperienza, ad esempio, so che in Mozambico, al tempo dei Portoghesi, c’era grande produzione di “cagiù”. Partiti i Portoghesi, spariti i lavoratori anziani, le piante sono andate in malora ed hanno fatto quel che fanno gli olivi abbandonati. Si sono coperti di polloni e di spine, riducendo o annullando la produzione di olive. Stessa cosa per il “cagiù”. Sicuramente sono stati provvidenziali i corsi di formazione organizzati dalle Associazioni umanitarie. Come è stato provvidenziale il tipo di solidarietà introdotto con l’allevamento delle capre: una capra gravida con il patto di donarne nel tempo una analoga ad un altro “contadino”. Come poi abbia fatto lo Zimbabwe, il gioiello dell’Africa, un Paese con tante bellezze paesaggistiche, dagli immensi Parchi naturali alle Cascate Vittoria, un Paese con tante ricchezze minerarie, dotato di dighe e campi irrigui,…come abbia fatto a retrocedere così velocemente fino a ridursi in fondo alla scaletta dei diseredati, non è poi neanche un gran mistero. Tutto è cominciato con gli espropri delle proprietà dei bianchi e l’assegnazione dei beni e delle terre non ai poveri come promesso, bensì…..Probabilmente a sostenitori ed amici del potere.
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