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CAMPO DELLA REGINA
Fanum o non Fanum? Il dubbio amletico resta. Se l’agognato tempio delle lucomonie etrusche sia realmente il luogo sacro individuato in zona orvietana come sostiene Simonetta Stopponi, molti archeologi del passato farebbero un salto acrobatico dalla sorpresa. Come già successo per il famoso muro di cui parla Procopio che era stato ricercato in ogni centimetro del perimetro della rupe per poi venire alla luce negli anni ‘sessanta in seguito a un crollo in uno scantinato di via della Cava, anche il Fanum Voltumnae aveva spinto archeologi di mezzo mondo in altre aree, più o meno lontane. Decisamente il luogo a ridosso dell’attuale Ponte del Sole ha il suo alone di mistero. Gli stessi ritrovamenti effettuati nei dieci anni di scavo non sono privi di un loro denso significato storico. Tra gli ultimi, il busto dell’imperatore Geta, rinvenuto nella campagna di scavo del 2008, rammenta che il luogo sacro è stato frequentato anche in epoca romana, fino alla damnatio memoriae lanciata da Caracalla. E siamo già al terzo secolo dopo Cristo. (212 d. c.) Le numerose basi in pietra dove permangono gli ultimi ex voto in bronzo sopravvissuti alla furia devastatrice dei soldati di Fulvio Flacco ci riportano alla sconfitta definitiva subita dalla città etrusca nel 264 avanti Cristo. Ma le scoperte proseguono a ritroso per giungere al tesoro di monete dinanzi ad un altare, alle terrecotte architettoniche, alla bella matrice di testa femminile…Ed ancora, elementi architettonici in pietra, una testa d’ariete, una brocca d’importazione a figure nere con testa di Dioniso, una lastra di rivestimento con cavaliere a rilievo risalente al sesto secolo avanti Cristo. Non sono che alcune delle abbondanti tracce di un luogo sacro frequentato per oltre ottocento anni. E non solo. La sacralità del luogo si è protratta anche in epoca cristiana per concludersi nel 1348 quando la città fu devastata dalla peste nera e la zona sulla riva destra del Rio Chiaro fu usata come cimitero. Notizie storiche “Geta: Lucio o Publio Settimio. (189- 212) secondogenito di Settimio Severo. Cesare nel 198, Augusto nel 209, condivise il potere con il fratello maggiore Caracalla che, geloso di lui e dell’ascendente di cui godeva presso l’esercito, dopo aspri dissidi, lo fece uccidere fra le braccia della madre, Giulia Domna”. Nonostante la Damnatio memoriae, quello rinvenuto al Campo della Regina non è l’unico busto esistente di Geta. .”…Notevoli sono le teste di Tolosa e di Monaco, il busto da Gabi al Louvre e quello al Museo Nazionale Romano”. (da:Rizzoli Larousse) PAROLA D’ORDINE: INTERRARE Interrare non è la parola d’ordine. E’ semplicemente la realtà. Dopo dieci anni di scavo e di rinvenimenti, questa prima fase dei lavori può dirsi conclusa. E’ in definitiva quello che emerge dalla conferenza tenuta presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto dalla direttrice dello scavo Simonetta Stopponi dell’Università di Perugia. In quanto ad interrare, l’operazione è già iniziata. E’ finita sotto metri di terra la Via Sacra. Altri tratti non interessati dalla frequentazione romana sono stati ricoperti da ben quattro metri di terra mentre un tratto di strada in basolato è stato ricoperto da un trattamento biancastro per evitare la rovina totale. Ed è questo il motivo dell’interramento. Con l’esposizione alle intemperie i resti dell’antichità andrebbero incontro al veloce deterioramento se non allo sfacelo totale. Ne sono un esempio le tombe etrusche di Cannicella, esattamente quelle sottostanti il tratto del vecchio ospedale. Solamente di recente protette da una tettoia, invase da arbusti ed erbacce ed esposte ad ogni tipo di intemperie, hanno fatto in tempo a deteriorarsi in maniera indicibile, tanto da divenire quasi irriconoscibili. <
> ha detto la professoressa Stopponi a conclusione della proiezione delle immagini relative ai ritrovamenti. <
> Sono state le parole del sindaco Còncina che ha già provveduto ad interessare ministro e sottosegretario allo scavo di Campo della Regina. <
> è stata in sintesi la conclusione generale, in particolare del sovrintendente e direttore del Museo Archeologico di Orvieto Paolo Bruschetti che ha promesso di riportare ad Orvieto entro l’inverno il busto di Geta e gli altri reperti.
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