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A PROPOSITO DI ACQUA!
Riceviamo e pubblichiamo Per mio originario interesse e per tanti eventi occasionali, compresa una lunga gestione dell’Oasi di Alviano, mi sono fatto una lunga e complessa esperienza con le acque interne ed il loro ciclo. Ho la sensazione che solo pochi si preoccupino o conoscano bene il ciclo dell’acqua che giunge al rubinetto di casa e se ne ritorna al mare per evaporare dopo aver subito le più varie forme di inquinamento. Se l’acqua arriva in casa normalmente, in abbondanza e poco costosa, tutto va bene. Se sorge qualche problema nascono le più disparate polemiche come in questi giorni, quando siamo costretti ad assistere ad un teatrino della confusione con giochi delle parti, a dir poco, sorprendenti. La parola pubblicizzazione dell’acqua non era un emblema dei comunisti contrari ad una presunta privatizzazione attraverso il Sii, servizio idrico integrato? Ebbene, in questi giorni, sembra essere divenuto un emblema di esponenti del nuovo governo di destra. Il Sii, esiste per legge e per disposizioni comunitarie, dal 2001, come strumento operativo di gestione del ciclo delle acque, intendendo per ciclo, la captazione, il trasporto attraverso le condotte, le fognature, la loro depurazione. L’organo di controllo e di programmazione è l’ATO (ambito territoriale ottimale) a misura provinciale, come del resto il Sii. Indipendentemente dalle nostre opinioni, quando sono nati i due organismi hanno trovato e censito un sistema disorganico e sgangherato gestito da ogni singolo comune con approssimazione, sperpero, occasionale professionalità, talvolta molto alta ed apprezzata dalla gente che ne aveva diretto contatto. I guai grossi sono iniziati una quarantina di anni fa, con l’elargizione di denaro statale per costruire i depuratori delle acque di fogna. In tutti quegli anni, ogni comune si è dato da fare per costruire senza criterio migliaia di depuratori che sono serviti solo a chi li ha costruiti. Nella Provincia di Terni ne sono stati costruiti circa 250, mal funzionanti e con costi di gestione vicini alla follia amministrativa. Con qualcuno di questi ho avuto a che fare direttamente per molto tempo e, comunque, ne ho verificato la funzionalità negativa con la qualità delle acque del Tevere che ho conosciuto nell’”intimità”. Ebbene, i nuovi organismi, hanno iniziato con i censimenti di tutte le strutture, di captazione, di conduttura, di fognatura, di depurazione, procedendo con un criterio che è sembrato di razionalità rispetto all’irrazionalità diffusa. D’altra parte questo era l’intento del legislatore: razionalizzare un sistema senza criterio e comunque costoso per la comunità. Va detto che l’ATO è un organismo di tutti i comuni della Provincia, che attraverso di esso dovrebbero controllare tutta la situazione. D’altra parte, il Sii, ancora per poco, per il 51% è di proprietà pubblica mentre per il 49 % è privato. Vogliamo vedere come? Il 25 % è di Umbria due, una società tecnica al 66% inglese e specializzata nel settore; 1l 18% è di ASM, la municipalizzata del Comune di Terni che si interessa di energia, rifiuti, acqua, come L’ACEA di Roma, che controlla la “nostra” SAO per la gestione della discarica le Crete di sua proprietà; il 6% è di AMAN, l’ex consorzio idrico dell’amerino. Dove è il problema? Nel fatto che il Sii non sia al 100 % pubblico. Se lo fosse, molte disfunzioni che ci sono e indubbiamente notiamo, diminuirebbero? Sarebbe meglio che tutto tornasse ai singoli comuni come era prima? A parte il fatto che non sarebbe possibile e neanche auspicabile, il problema c’è, ma non è quello di cui si parla tanto e si fa finta di non conoscere. Se io fossi il Sindaco di destra del comune di Orvieto dopo i “60 anni di malgoverno” tanto sbandierato, essendo presente nell’ATO, chiederei come mai, per esempio, la ASM, municipalizzata del Comune di Terni, entrò nel capitale del Sii con tutti i suoi debiti che certamente ciascuno di noi sta pagando con la nostra bolletta. L’impostazione del tutto è fondamentalmente corretta, da rivedere (il provvedimento dell’attuale governo che porta al 30 % la parte pubblica è follia a favore delle speculazioni) e da gestire con la correttezza che da noi non si sa cosa sia. A questo punto si dovrebbe aprire il capitolo dei consigli, dei presidenti, del ruolo della politica, degli amici degli amici, di quelli che vivono di politica a destra come a sinistra, della correttezza dei lavori e dei loro appalti. Può darsi che dell’ATO se ne potrebbe fare a meno: non basterebbe una Provincia più snella, più efficace, più proba, come credo che accada in non molti altri paesi europei? Qualcuno se ne avrebbe a male e dovrebbe rinunciare a facili prebende. Se non sbaglio, il più conosciuto articolo della Costituzione, non dice mica che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro degli “altri” che debbono pagare stipendi e pensioni a coloro che vivono solo di politica, magari anche con il costo della bolletta dell’acqua! Gianni Cardinali, Biologo e Naturalista
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