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GLI ORVIETANI DICONO NO
GLI ORVIETANI DICONO NO AL PIANO DEI RIFIUTI REGIONALE Perugia, ossia il governo regionale, si ricorda di Orvieto solamente quando le fa comodo, nel caso specifico per collocarvi la eventuale, futura discarica regionale. E questo con il beneplacito delle amministrazioni comunali che hanno governato il Comune negli ultimi tre lustri. <
> conferma l’ingegner Ranchino, del Consiglio Comunale. Ora si dà il caso che i cittadini non siano d’accordo, e nemmeno il sindaco Concina, che vengano “prese delle decisioni sopra le nostre teste”. Eppure gli Orvietani avrebbero dovuto sapere visto che il Piano Regionale dei rifiuti è stato approvato il 5 maggio del 2009, prima che s’insediasse la nuova Amministrazione. Stranamente, invece, la cosa è scivolata nell’oblio nebuloso tipico dell’atmosfera della Rupe e realmente in pochi s’erano resi conto della gravità della situazione. Lo stesso fatto che il piano sia stato illustrato prima a Terni poi ad Amelia e sia pervenuto ad Orvieto solamente il 30 agosto, a tempo scaduto, sembra confermare la volontà di parte di lasciare i cittadini orvietani all’oscuro di tutto. Tutti abbiamo avuto la sensazione che se non fossero intervenute le associazioni ambientaliste, in particolare gli “Amici della terra”, la cosa sarebbe passata sulle nostre teste senza dare alla città la possibilità di esprimere il proprio parere. Eppure si va ad occupare i nostri calanchi, quelli situati sulle colline opposte alla rupe, immediatamente a ridosso del fiume Paglia, in un’area che domina Orvieto Scalo e Ciconia, senza contare le frazioni di Pian del Vantaggio, Ponte di ferro, Poggiomontone, Bagni….che si trovano sul lato opposto della discarica. <
> conferma Cocco, sindaco di Porano. E siccome si teme che le decisioni prese, nonostante le assicurazioni dei relatori, possano essere irrevocabili, Rocchigiani, sindaco di Allerona, chiede la compattezza dei Comuni del comprensorio nella presa di posizione nei confronti del Piano regionale dei rifiuti. Già negli anni novanta la città aveva sollevato un polverone e con l’aiuto delle associazioni ambientaliste e degli intellettuali a livello nazionale nella stessa località era riuscita ad evitare il termocombustore. Il successo e la confusione e non so cos’altro aveva impedito di rendersi conto che quella bassa costruzione sui poggi al di là del Paglia che andava ad allargarsi era l’inizio di un’altra pericolosa avventura. Oltretutto i politici si erano affrettati ad indire conferenze stampa e visite guidate per tranquillizzare i cittadini più sensibili: il percolato mai sarebbe finito nel Paglia, le argille plioceniche sono ben compattate e non lasciano filtrare nulla. Ma, come dice il geologo Biondi degli “Amici della terra”, se le argille dei nostri calanchi sono essenzialmente costituite da limo, poi da argille ed infine da sabbie, al tempo stesso hanno subito l’intero processo di vulcanizzazione che nelle ere geologiche hanno interessato il nostro territorio. Di conseguenza possono aver subito delle fratture… Cosa succede se più o meno lentamente nel tempo dalla discarica gas e percolato finiscono per insinuarvisi? Nessuno mai ha fatto delle analisi a monte e a valle del nostro storico fiume? Sembrerebbe di no. Però qualcosa nell’acqua, nell’aria e nell’alimentazione non funziona di sicuro se Orvieto è al terzo posto per i casi di tumore tra la popolazione dopo Terni e Città di Castello. E guarda caso, si tratta di città che hanno a che fare con la disarica. Terni ha il termocombustore, Città di Castello e Orvieto hanno la discarica. E ad Orvieto giungono non solamente i rifiuti della Provincia, ma anche i rifiuti speciali e l’amianto! Oltre il danno, cos’altro ricava la città da tanto traffico di mezzi e rifiuti? Assolutamente niente. Riciclo…? Siamo sotto ai parametri europei con i rifiuti. Troppo pochi, dobbiamo produrne di più, quanto scartiamo in maniera differenziata non è sufficiente, non raggiunge il 65% perché un impianto sia produttivo e per non incorrere nelle sanzioni della comunità europea. Addirittura nel 2009 la produzione è calata... Questo risulta dal discorso dei relatori. Tanti di questi discorsi a me sembrano assurdi proprio perché innanzitutto si dovrebbe parlare di diminuire la quantità dei rifiuti, domestici e non. Sicuramente va cambiato il metodo di raccolta differenziata, che ora è solamente di strada. E infatti si comincia a parlare di raccolta domiciliare. Inizialmente s’era detto che la discarica avrebbe avuto la durata di 50 anni. Cinquanta anni? E chi l’ha detto? Qui in pochi anni abbiamo colmato due calanchi. E tra poco si metterà mano al terzo, se i cittadini continueranno a lasciar piovere le decisioni dall’alto. Questo non vuol dire insubordinazione. Significa maggiore partecipazione alla vita della città e avere il coraggio di esprimere e sostenere le proprie idee, in particolare quelle in difesa della salute comune. <
> Insomma, l’incontro del 2 settembre per la presentazione del Piano regionale dei rifiuti da parte dell’ATO4 ha creato finalmente la discussione e il coinvolgimento dei cittadini, anche se gli eccessi non sono mancati: <
> ha gridato un concittadino interrompendo più volte la presentazione del piano. Ed ancora: <
> tanto che i vigili urbani hanno invitato il concittadino in questione ad abbandonare la sala per permettere il proseguimento della presentazione e i successivi interventi… <
> ha detto il relatore. Tra le righe intanto va segnalato che tutti, sia l’Ato4 che la Regione, invece dei responsabili hanno inviato ad Orvieto solamente persone che hanno fatto le veci… Le due principali autorità, assenti per motivi sicuramente validi, secondo me hanno temuto la piazza di Orvieto ed hanno rifiutato il confronto diretto. Ma dove erano ieri sera gli amministratori comunali che all’epoca della firma governavano la città? Hanno perso un’occasione: durante l’incontro avrebbero potuto illustrare i motivi delle decisioni che li hanno spinti alla firma del 5 maggio 2005. O, come Napoleone a Sant’Elena, semplicemente “furono”? Santina Muzi
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