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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE
Lettera aperta alla Presidente della Giunta Regionale Le prese di posizione del mondo politico ed istituzionale sulla emergenza dei rifiuti in Campania ci riconducono a vicende vecchie di circa un decennio che vale la pena rammentare. Correva la fine dell’anno 2000, allorché intraprendemmo iniziative forti (occupazione della sala delle minoranze in Comune per un’intera notte) per protestare contro l’autorizzazione concessa dal Comune di Orvieto all’AMSA di Milano relativa allo smaltimento di rifiuti speciali presso la discarica delle Crete. L’Amministrazione Comunale infatti (Sindaco Cimicchi, Vice Sindaco Mocio), aveva deciso di spingere il piede sull’acceleratore della spesa e, conseguentemente, di attivare nuovi canali di alimentazione delle entrate. Nel pieno dello scontro politico su tale decisione, giunse l’appello della Regione Campania – del tutto simile a quello odierno – per tamponare l’emergenza rifiuti di Napoli, le cui immagini stavano facendo il giro del mondo suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica internazionale nei confronti del nostro Paese. Ebbene, senza alcuna esitazione, dichiarammo che, a fronte di rilevanti ragioni solidaristiche, non avremmo alzato barricate a patto che i quantitativi non avessero superato le 20.000 t richieste e che non si fosse consolidato un bacino di conferimento di carattere interregionale. I vertici dell’Amministrazione Regionale plaudirono alla nostra posizione, per il senso di responsabilità dimostrato, e ci rassicurarono di condividere e di rispettare i “nostri paletti”. Ciò non accadde ed allora facemmo dell’altro, sino a costituire il COMITATO “LEONIA”, dal nome di una delle città invisibili di Calvino destinata a morire sotto i rifiuti che produceva, che promosse un SIT-IN ed una petizione finalizzati a revocare, come poi fu revocato, l’accordo firmato dai Presidenti delle Regioni Campania e Umbria. Tutto ciò avveniva in un clima reso difficile a causa del diffuso consenso tra i Cittadini creato dalla spesa facile, che faceva dimenticare i ritardi ingiustificati sulla raccolta differenziata o le esigenze di tutela del territorio e dell’ambiente. Di lì a poco – aprile 2004 – la Procura decise di mettere i sigilli alla discarica orvietana, dando luogo ad un’iniziativa giudiziaria non ancora conclusa ed imperniata in particolare sulle infiltrazioni camorristiche legate al settore del trasporto dei rifiuti. Quella emergenza si è risolta per noi in un malaugurato affare, mentre per il Paese è stata l’ennesima occasione di spreco enorme di denaro pubblico e di clientele. Visti i precedenti, questa volta non possiamo aprire le nostre discariche alla emergenza campana. Non possiamo farlo anche perché la stessa nostra regione è prossima alla emergenza, se è vero – vedi tabella allegata elaborata a cura di ALTRA CITTA’ – che le discariche umbre sono prossime o in fase di esaurimento, compresa la discarica orvietana, sebbene il piano regionale dei rifiuti del 2009 non l’abbia accertato. Né vorremmo che la emergenza della Campania possa essere utilizzata come grimaldello per accelerare decisioni di tipo emergenziale in Umbria, finalizzate alla costruzione di nuove discariche. Sentiamo invece la urgenza di decisioni illuminate inevitabili, come ad esempio: - centellinare l’uso della discarica in ragione della esauribilità del sito e della necessità di impedire l’occupazione di altri calanchi; - impedire immediatamente il conferimento di rifiuti facilmente separabili come plastiche, lattine e vetro che oggi, visto anche il fermo dell’inceneritore di Terni, vengono per gran parte seppelliti nei calanchi orvietani; - consentire la sopraelevazione della discarica orvietana limitandola allo smaltimento dei rifiuti urbani (i piani della SAO prevedono invece lo smaltimento di rifiuti prevalentemente speciali ed in quantitativi annui rilevanti); - contribuire a diffondere la conoscenza e l’adozione di buone pratiche che si stanno affermando in Italia ed incentrate sul riciclaggio ed il recupero della materia, prima ancora dell’energia, come cominciano a fare molti Comuni grandi e piccoli talora senza ricorrere a contribuzioni pubbliche. Le nostre diffide ai Comuni sulla raccolta differenziata così come i nostri appelli ad ATI e Regione per intraprendere i poteri sostitutivi nei confronti delle amministrazioni inadempienti sono rimasti inascoltati, nonostante il nuovo orientamento della stessa Corte dei Conti che ha condannato le amministrazioni pubbliche inadempienti proprio sulla raccolta differenziata (vedi sentenza della Corte dei Conti della Campania n° 1492 del 9.12.2009). Il Ministro Tremonti in questi giorni ha parlato di un’Italia caratterizzata da uno sviluppo economico di tipo duale; noi vorremmo invece parlare di una dualità dal punto di vista culturale: è tempo oramai di decidere se l’Umbria verde e capace di futuro intenda abbracciare una politica sui rifiuti improntata ad alta sostenibilità ambientale, alla tutela del territorio e del paesaggio, al recupero dei materiali post-consumo, come sembra di percepire da alcuni indirizzi del piano vigente, oppure se preferisca abbracciare le logiche ed i comportamenti improntati alla emergenza ed alla inefficienza come sembra talora scaturire dalla attuazione del piano stesso. Distinti saluti Orvieto, 27 novembre 2010 Andrea Scopetti, elettore e sostenitore di Catiuscia Marini Presidente Maurizio Conticelli, elettore e sostenitore di Catiuscia Marini Presidente P.S. In questi giorni si sono susseguite prese di posizione da parte di autorevoli esponenti del Consiglio Regionale e del mondo politico dell’area ternana sulla contrarietà all’ingresso di rifiuti campani nella discarica delle Crete: sarebbe ora interessante verificare il loro punto di vista sulle ipotesi decisionali sopra elencate, anche per evitare banali strumentalizzazioni nei confronti del Cittadini.
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