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“ORIENTARSI IN CINA”
PRESENTATO DALLA FIDAPA DI ORVIETO IL LIBRO DI FRANCESCA ROMANA DI BIAGIO Cronaca di un incontro Mai dire mai. <
> Non vorrei che fossero le ultime parole famose del giornalista, caporedattore de La7 e nostro concittadino, Marco Fratini che in un incontro a due voci ha presentato il libro “Orientarsi in Cina” della collega Francesca Romana di Biagio. Potrebbe darsi che un giorno non troppo lontano il suo boss ordini anche a lui di mettersi a studiare il cinese perché con l’anno nuovo dovrà iniziare a lavorare nel Paese del Dragone, come realmente è accaduto a Matteo Donelli, il manager che tante storie ha narrato all’autrice Francesca Romana di Biagio, anche lei nostrana, anche lei da un giorno all’altro catapultata a Shanghai. <
> La nota giornalista infatti è nata a Perugia ed è cresciuta a Capodimonte, sulle rive del lago di Bolsena. <
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> I Cinesi taroccano tutto. Loro però, i benestanti, disdegnano le imitazioni, acquistano soltanto gli originali. Provenendo dalla povertà, hanno fatto della crisi la molla propulsiva, mirando sempre più in alto nella scala del successo e del progresso. Non cambierebbero però le abitudini radicate, come quella dell’orario dei pasti. Anche i manager stranieri ad un certo punto devono arrendersi davanti ai dipendenti che alle 11,30 del mattino, massimo alle 11,45, si alzano dalla poltrona per andare a pranzo, come anche allo stesso comportamento intorno alle 17,30 del pomeriggio, per la cena. <
> Eh, già! Mi torna in mente qualche pagina del libro, in particolare laddove si parla di affari. Tra un “gambei” e l’altro, in un ‘alternanza impossibile di brindisi e bicchieri da vuotare, l’imprenditore straniero a quella cena d’affari viene appositamente fatto bere, nemmeno potrebbe rifiutarsi, sarebbe una grave scortesia e l’affare potrebbe andare a monte, e alla fine, ubriaco fradicio, si ritrova con l’affare concluso. A vantaggio di chi? La conferma che spesso gli Europei in Cina si comportano da ingenui viene dall’esperienza della FIAT. Non si può cercare di fare affari in un Paese estero se non si conosce almeno un briciolo della cultura locale. La FIAT è andata a proporre la Panda 4x4 ignorando che il numero “4” in Cina significa “Morto”! Se poi di 4 ce ne mettiamo due… è iella nera! E iella nera è stata per la Panda in Cina, nonostante il panda sia un animale tipico del Paese. Per gli imprenditori stranieri è decisamente più conveniente, in particolare per lo scarso rispetto dei diritti umani,usare mano d’opera locale, ai costi locali, e riportare il prodotto finito in patria come “Made in Italy”. I Cinesi, della nostra cultura apprezzano essenzialmente la moda, lo stile. Di un’italiana osservano come si veste, come si trucca… Ed è così che tra gli Italiani a Shanghai c’è perfino un’insegnante di stile. E c’è anche un panettiere di Tivoli che in Cina s’è reinventato come pizzaiolo, ha introdotto la farina italiana, ha fatto formazione ed informazione…ed ha diffuso l’uso della pizza. Se per gli imprenditori le prospettive non sono poi così splendide, cosa ci andiamo a fare in Cina? Quali sono i vantaggi? Sono le domande che sembrano arrovellare Marco Fratini. <
>. La presentazione a due voci è ricca di chicche. <
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> La Cina sta cambiando. <
> Di certo, quando i lavoratori cinesi vedranno un consistente aumento del loro salario, molti imprenditori avranno già abbandonato il Paese asiatico per riportare le aziende nella vecchia Europa. Eppure dovrebbe essere bella questa Cina, anche se è inquinata, anche se ha distrutto la maggior parte delle strutture architettoniche del passato. Se ci allontaniamo dalla rete dei grattacieli della capitale economica e ci inoltriamo nell’interno, potremmo, ancora, ammirarle le bellezze del paesaggio, le grandi montagne, gli strapiombi, le foreste,… E forse anche noi potremmo incontrare quella genìa diversa, occidentale, addirittura italiana-romana di cui vanno parlando gli studiosi americani. Anche noi, cioè, potremmo incontrare i discendenti di quella centuria romana che poco meno di 2000 anni fa, isolata e dispersa, fuggendo e fuggendo trovò rifugio in una foresta e vi si fermò in pianta stabile…. Avranno conservato qualcosa, sia pure frammista alla locale, dell’antica cultura latina diffusa dall’Impero romano? Scorre frizzante e veloce questa fredda domenica all’insegna della Cina vista con gli occhi della giornalista Francesca Romana Di Biagio, senza spintonate, sorpassi improvvisi, sgomitate, rutti e sputacci, senza gli odori e i fumi dei cibi cucinati per le vie di Shanghai.. Nessun passante in camicia da notte o in pigiama sotto i rintocchi della Torre del Moro. All’ora del pranzo per le vie di Orvieto s’incontrano solamente piccioni con le penne arruffate che becchettano un pezzo di pizza. Anche loro apprezzano la cucina nostrana! Santina Muzi
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