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UN’ ORVIETANA AL “GIGLI CAFE” DI MILANO
Un’ Orvietana al Teatro Gigli di Milano. Dopo Zucchero, Dario Fo ed altri personaggi dello spettacolo, la settimana scorsa è stata la volta di Vera Bianchini, insegnante, poetessa e scrittrice nostrana, autrice de “La dama nera”, il testo messo in scena dalla regista Mariella Parravicini con la compagnia “I Children”. Come da copione, anche la Dama Nera fa parte del nostro ambiente storico-culturale. Si tratta di Madonna Antonia, vedova Ranieri, il cui fantasma s’aggira per le sale del castello di Guiscardo disturbando gli ospiti e le feste di gala. Della famosa signora del castello sappiamo ben poco. Sicuramente doveva essere molto potente se, in un‘epoca in cui le donne valevano meno di niente, Madonna Antonia risulta tra i firmatari del trattato di pace con l’imperatore. Però dell’illustre signora per lo più si rammentano solamente la crudeltà e la perfidia, come anche i numerosi amanti finiti nei trabocchetti del castello. Si sa anche che era molto brutta, cosa che ha fatto supporre che non godesse di molti spasimanti, nonostante la giovinezza e la vedovanza. Ma questa è storia passata. Il racconto di Vera è ambientato ai giorni nostri e, giocando sul binomio “Vèra-véra”, narra lo scompiglio creato dal fantasma che si aggira nelle stanze del castello in cui è in corso una festa in maschera. E, guarda caso, una sprovveduta si è vestita da dama nera! “La Dama Nera” è un intreccio che si perde tra gli anfratti della mente in cui la ricerca del sé è disturbata da eventi esterni fuorvianti tanto che anche il dialogo con il proprio compagno di vita diviene talmente incomprensibile da richiedere l’intervento di un interprete e la voce della propria donna è così insignificante e noiosa da venire confusa con il ronzio di una mosca…. È la vendetta della dama nera? Certamente, considerato che perfino il gatto esita a salire nei piani alti del castello. Santina Muzi
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