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I FUOCHI DELL’ASSUNTA
Una volta nelle case contadine si vegliava, specialmente nelle sere d’inverno e durante certi lavori, tipo la scartocciatura del granturco. Ma si vegliava anche la vigilia dell’Assunta. E questa volta all’aperto. Sull’imbrunire si accendevano i fuochi di paglia e mentre Maria avvolta nella nube di fumo alla luce dei fuochi si avviava verso il cielo, da un poggio all’altro si alternavano le rime e i bambini giocavano saltando oltre le fiamme basse. Si vegliava fino a tardi, gareggiando a chi aveva il fuoco più grande e più duraturo. E le rime non finivano mai… Come i fuochi. Calavano i poggi argillosi fiammanti d’agosto. Sul buio vapore esalava caldo il respiro dei fuochi scintille di paglia, su vesti passate. E voci lontane e voci vicine e fuochi più grandi al chiaro di luna. E trecce disciolte, e mani intrecciate, profili arrossati a prime emozioni. Calavano i fuochi la notte dell’Assunta. Calava il silenzio sui poggi addormentati… Da “La casa dei silenzi” di Santina Muzi (1988)
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