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LA SORDITÀ DI BEETHOVEN
LA SORDITÀ FU PER BEETHOVEN UN SALTO DI QUALITÀ LO CONFERMA LO PSICHIATRA ANTONIO BERGAMI AL FESTIVAL VALENTINIANO di Santina Muzi Estremamente dolorosa, la progressiva sordità che in pochi anni divenne completa, fu il fattore principale che portò Beethoven ad essere un gigante della musica classica. I suoi più grandi capolavori appartengono a quel periodo buio e tormentato. La musica ha un grandissimo effetto sulla psiche umana. Ѐ quanto emerso dalla conferenza tenuta dal dottor Antonio Bergami domenica 16 ottobre presso il ridotto del Teatro Mancinelli di Orvieto nel corso della 26ᵃ edizione del Festival Valentiniano. <
> conferma lo psichiatra che analizza Beethoven sotto l’aspetto clinico. L’infanzia travagliata, la durezza del padre, l’assenza di carattere e le continue depressioni della madre hanno lasciato un segno indelebile nella psiche del compositore e lo hanno portato ad una specie di complesso di inferiorità che lo ha spinto ad isolarsi da tutto e da tutti e a comunicare con gli altri attraverso i quaderni di comunicazione. La sordità non ha fatto altro che esasperarne la scontrosità e la ricerca di solitudine. E doveva sentirsi un orso se, ad un certo momento nei suoi quaderni si trova: “Io e Dio siamo come due orsi che ogni tanto si danno una zampata”. Beethoven a modo suo era comunque molto religioso. Ed anche ottimista altrimenti non sarebbe riuscito a comporre una cosa grandiosa come l’Inno alla gioia. La sordità fu per Beethoven un fatto privato, era per lui motivo di vergogna, come le umili origini e la perenne ubriachezza del padre, e ne erano a conoscenza soltanto pochi intimi. Nonostante le cure mediche, abbastanza velocemente la situazione uditiva si era aggravata tanto da divenire totale, così da non riuscire a dirigere i musicisti e da dover ricorrere all’intervento di una... “doppiatrice” che dirigeva da dietro i tendaggi del teatro. Solamente in anni recenti si è scoperta la probabile causa della malattia. Dal padre Beethoven aveva preso il vizio di bere. E beveva il buon vino del Reno in una coppa di cristallo trattata a piombo e, tanto per completare, lo dolcificava con sali di piombo. Si tratta dello stesso acetato neutro di piombo un tempo usato come collirio e per irrigazioni vaginali ed uretrali, oggi responsabile di tante malattie professionali. La sintomatologia dell’ intossicazione da piombo (saturno per gli alchimisti del Medioevo), è caratterizzata tra l’altro da paralisi e disturbi nervosi e attacchi epilettiformi. Dall'esame post-mortem dell'apparato uditivo del musicista, effettuato dal Professor Johann Wagner, direttore del Museo di Anatomia Patologica di Vienna, risulta testualmente: “La cartilagine del padiglione auricolare è molto grande e irregolare; il padiglione stesso è metà più ampio del normale, e le sue salienze sono molto rilevate. Il meato acustico esterno si mostra -specie vicino al timpano- ricoperto di scaglie epiteliali lucide. La tuba di Eustachio è molto ispessita, la sua mucosa sporgente, e vicino all'orecchio è un po' ristretta. Le cellule mastoidee e la rocca petrosa del temporale, specie in corrispondenza della coclea, appaiono iperemiche. I nervi acustici risultano atrofici e demielinizzati. Le arterie uditive che decorrono accanto ai nervi sono dilatate e sclerotiche.” Infine le analisi più recenti effettuate nel 2001 sui capelli del compositore, solamente 2 di numero, hanno portato alla scoperta che Beethoven soffriva di saturnismo, ossia di intossicazione da piombo. Come succede in casi analoghi, l’isolamento provocato dalla sordità aveva acuito la grande sensibilità del compositore e gli fu di stimolo per esprimere la propria creatività attraverso la grandiosità della musica. Estraggo dall’orazione funebre del 29 marzo 1827 di Franz Grillparzer: “Dal tubare della colomba allo scrosciare della tempesta, dall'impiego sottile dei sagaci artifici al tremendo limite in cui la cultura si perde nel tumultuante caos della natura, egli ovunque è passato, tutto ha sentito. Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà ricominciare, perché questo precursore ha condotto l'opera sua fino agli estremi confini dell'arte.”
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