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Prima le donne e i bambini Una mattinata in fila al CUP con le linee intasate e i computer in panne può dare un’idea di come può essere facile uscire dai ranghi e diventare aggressivi. Una donna entra ed esce dalla fila a serpentina per andare a prendere una boccata d’aria finché ad un certo punto si avvicina allo sportello. Subito dalla fila si leva il cicaleccio e l’invito collettivo: <
> La signora in questione è giovane e gagliarda e non ha difficoltà a mantenere la sua posizione, rimane attaccata allo sportello e consegna la ricetta della prenotazione all’addetta. Tra un paziente e l’altro il computer trova ancora il modo d’impennarsi. L’orologio segna le 12.10, per molte è ora di preparare il pranzo, di andare a prendere i nipoti alla scuola materna... Chi borbotta, chi manda improperi alla tecnologia. Intanto arriva un’altra signora, piuttosto anziana, affaticata, ansiosa. Si avvicina allo sportello dove un’altra sta compilando un modulo. Non fa in tempo ad aprire la bocca che subito si leva un coro di proteste: <
> Lei abbassa il capo e bisbiglia: “Devo solo chiedere un’informazione”. “Tutte dobbiamo chiedere un’informazione!” Prima le donne e i bambini? Qui ci sono solo donne più o meno giovani, più o meno anziane. Ma le più “mature” sono le più inviperite. A braccetto con la miseria Allo sportello del CUP un giovane di colore deve di rinnovare la tessera sanitaria. <
> L’uomo non fa una piega, ritira le sue carte e se ne va, magro e silenzioso. Ѐ tragico restare senza lavoro, soprattutto se ci si trova in terra straniera. Cosa farà ora quel giovane straniero per sopravvivere? Poveri e disoccupati da noi ce ne sono sempre stati però mai la situazione è stata senza sbocchi come l’attuale. Fino a non molti anni fa per i poveri era possibile “darsi da fare” per racimolare qualche spicciolo e tirare avanti. Penso alle generazioni passate quando ad esempio le donne di campagna venivano in città con i fazzoletti colmi di cicoria, con le fascine della potatura da portare al fornaio, con le bacche di ginepro per la drogheria di Brizzi, e tante altre cose che fruttavano poche lire eppure consentivano di non dover chiedere l’elemosina o, peggio ancora, di essere costretti a rubare. Oggi che le cose sono cambiate, tutto è regolato dalle leggi. Nessuno può andare a vendere cicoria, more, uvaspina, sanguisughe, granchi di fiume e ranocchie senza autorizzazione, nessuno può vendere la frutta raccolta nel proprio campo a meno che non sia un agricoltore con tanto di certificazione. Oggi niente è possibile, praticamente per la maggior parte siamo tutti bloccati dentro schemi come pedine. Ma a chi conviene avere una popolazione composta da pochi ricchissimi e da una marea di miserabili e banditi? -.-.-.-.-.- A scuola di musica Per coloro che vorrebbero avere una buona cultura musicale suggerisco gli appuntamenti presso “la Nuova Biblioteca Luigi Fumi” di Orvieto. In collaborazione con Radiorvietoweb, la biblioteca propone infatti un programma di ascolti guidati in Sala Eufonica dedicato a generi, stili, figure, suggestioni e commistioni della musica contemporanea. Si tratta di un percorso a tappe, dal rock al jazz, dalla canzone d’autore all’indie e al pop, con approfondimenti e “note” a cura di alcuni appassionati cultori e speakers di Radiorvietoweb. Inizierà Andrea Corritore con “Nevermind”. Appuntamento dedicato ai Nirvana: giovedì 19 gennaio - ore 15.00. Dato il ristretto numero di posti (35) è indispensabile la prenotazione: 0763/3064500763/306450 -.-.-.-.-.- Niente pozzo in piazza della Repubblica Il dibattito sulla Rupe è stato intenso e ramificato. Chi volevas portare il pozzo, anzi la vèra del pozzo, da piazza dell’Erba sull’antica piazza Maggiore, ossia in piazza della Repubblica, davanti allo splendido edificio dello Scalza che ospita la municipalità di Orvieto? Nientemeno che il Presidente della Giunta Comunale. La gente si è infervorata, ha fatto calcoli, ha controllato le dimensioni e il numero delle auto della polizia municipale. Benché una volta si chiamasse Piazza Maggiore, in questa piazza tutta ‘sta roba non c’entra! E allora, perché non riportare anche l’abbeveratoio per gli animali a Piazza Cacciatori del Tevere dov’era fino a tutti gli anni Sessanta? E perché non riportare l’abbeveratoio anche a San Ludovico, proprio accanto alle scale mobili? E le carrozze, gli asini, i carri, i lavatoi pubblici...? Basta così, discussioni finite. Il pozzo rimane dov’è depositato, ossia in Piazza dell’Erba.
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