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I DANNI DEL PAGLIA
SUPERANO I 50 MILIONI I DANNI POVOCATI DALL’ESONDAZIONE DEL PAGLIA MAPPE IDROGEOLOGICHE DA RIFARE Santina Muzi Parte 2ᵃ Chi al mattino di lunedì 12 novembre svegliandosi si è reso conto che qualcosa stava accadendo ai piedi della rupe orvietana nemmeno poteva avere l’idea della gravità della situazione. La tristezza però era nell’aria. Come il silenzio. Un silenzio assoluto, pesante, con sussurri appena percettibili. Chi parlava di elicotteri e di salvataggi, chi di attività commerciali allagate, di macchine sommerse al parcheggio della funicolare... La realtà poi, vista dall’alto, lasciava sconvolti e preoccupati per coloro che in quelle zone abitano e lavorano. A partire dalla stazione ferroviaria fino al ciglio della Statale Umbro Casentinese in zona “La Svolta” era tutto un lago. Un lago il parcheggio della funicolare dove i pendolari lasciano le loro auto, un lago il parcheggio dei camper, l’area de ”I Pioppi, la complanare... Fuori dall’acqua: il tetto di qualche auto, di un camper, la sommità della complanare, la parte superiore di case e villette... Anche il ponte, l’unico sul Paglia in territorio orvietano, sembrava coperto dall’acqua. Acqua su tutto il tratto dell’Amerina che porta all’Autostrada, all’interno delle attività commerciali, della sede dei vigili del fuoco, della Polizia stradale... C’era poco da sperare bene. Infine l’acqua, calando, ha disseminato un po’ ovunque detriti, tronchi e quanto travolto. In particolare l’Amerina era talmente ingombra di materiale, caricato soprattutto al Maracuja, da costringere a chiudere l’accesso dell’Autostrada del Sole. Melma dappertutto: sui campi, nei piani bassi delle abitazioni private,in negozi, alberghi, attività commerciali, distributori di benzina, attività agricole... Iniziative per la ripresa Al fine di incontrare tutti i titolari di attività produttive seriamente danneggiate, giovedì 15 novembre l’Amministrazione Comunale ha indetto un incontro presso l’Autosalone Ford di Silvano Lupi ad Orvieto Scalo. Al tavolo: il sindaco Toni Còncina, il presidente della Giunta comunale Marco Frizza, l’assessore all’ambiente e protezione civile Claudio Margottini. Presenti in sala: l’on. Carlo Emanuele Trappolino, Fausto Galanello, Giuseppe Germani, Cecilia Stopponi e molti altri, come a confermare, se ce fosse bisogno, la volontà collettiva da parte di tutti i partiti di darsi da fare per la rinascita della città. Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i provvedimenti che si intendono concretizzare per risollevare l’economia locale e far ripartire, da subito, l’attività economico-produttiva. Ha aperto il turbolento dibattito il Sindaco Còncina che ha cercato di dare una nota di speranza parlando dell’impegno dell’Amministrazione presso le banche che, come risultato, ha portato alla Costituzione del fondo di garanzia di 2 milioni di euro di cui 1 da parte del Comune ed 1 da soggetti privati. La cifra dovrebbe costituire la base di partenza, mirata ad attivare prestiti agevolati con le Banche locali per complessivi 10 milioni di euro al fine di consentire alle aziende di dotarsi di beni strumentali. <
> Inoltre, a seguito della richiesta di calamità, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un primo stanziamento di 250 milioni di euro per le zone del Paese colpite dalle recenti alluvioni ed inserite nella Legge di Stabilità. <
> A questo scopo tutti i danneggiati dovranno compilare un’autodichiarazione, quantificando il danno subito, da consegnare entro il 18 dicembre agli uffici comunali di Orvieto siti in Via Roma in modo che le somme erogate possano essere gestite in maniera corretta. Tenuto conto della vastità del problema che ha coinvolto l’Italia, quello che giungerà ad Orvieto non sarà grande cosa ma, come ha detto il Sindaco, è già un miracolo aver trovato le risorse in questo momento di crisi generale. <
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> è stato l’esordio accorato dell’assessore all’ambiente e Protezione civile Claudio Margottini.- Questa è una cosa che mi pesa. Cosa è successo, perché?>> La risposta è tutta in quei 30 centimetri d’acqua caduti su un bacino che da Orvieto va fino all’Amiata. <
> Il guaio è che il Comune di Orvieto non ha avuto un geologo tra i suoi dipendenti – consulenti e le mappe idrogeologiche non corrispondono alla situazione reale. Io aggiungerei inoltre che chi ha fatto le mappe non conosceva il nostro territorio, i suoi corsi d’acqua e la Piana alluvionale del Paglia. Forse per questo nessuna delle tre aree alluvionate, Ciconia, Orvieto Scalo, Santa Letizia, nelle mappe risulta a rischio inondazione. <
> Il suggerimento dell’assessore Margottini è quello di costituire una Commissione grandi rischi in ogni città a rischio: <
> Occorre, in definitiva, il supporto <
> Complessivamente tra diretti, indiretti e secondari, i danni dovrebbero superare i 50 milioni di euro. <
> Le risposte degli Amministratori Di fronte alle proteste “perché non siamo stati avvertiti?” il Sindaco ha più volte confermato che nessuno era stato avvertito. I comunicati parlavano solo di criticità bassa. Il ponte è stato chiuso per iniziativa della Protezione civile locale alle ore 7, quando l’altezza dell’acqua era a 7 metri, secondo le disposizioni e le regole della Protezione civile orvietana. Dalle 5,30 alle 8 il fiume è passato da 7,64 a 9,65 metri. <
> E forse, dico io, visto che mai è successo prima nessuno poteva prevedere che l’acqua imboccasse il sottopasso della superferrovia per invadere l’intera area “depressa” della rotatoria e dintorni. Intanto, verso le 7,30, al parcheggio della funicolare l’acqua già copriva le auto in sosta e da quello dei camper due ragazzi infreddoliti fuggivano verso la Stazione... (e grazie all’aiuto di una ragazza pendolare riparavano all’hotel Picchio). Le ipotesi *Ce ne sono state di alluvioni nella piana orvietana, anche in anni recenti, ma nessuna ha provocato tanti disastri alle abitazioni e ad un’economia già sull’orlo del precipizio. Chi cerca di trovarne la giustificazione può solo fare delle ipotesi. E si torna a parlare di complanare e con insistenza si sostiene che quel lungo terrapieno, che va crescendo in altezza nella parte verso il fiume, abbia finito per bloccare l’acqua facendola tornare indietro e direzionandola a margine dello stesso terrapieno, verso il sottopassa e il De Martino. C’è poi chi si domanda il motivo per cui la complanare non è stata progettata sopraelevata...Evidentemente una variante su piloni sarebbe costata una cifra ingente. Ma i danni attuali non sono ingenti? *Si parla poi con insistenza, e giustamente, della situazione del letto del fiume: un letto fatto di alti e bassi, con buche profonde e grandi dossi che dirottano l’acqua verso la riva sinistra. E questo è lampante, per rendersene conto basta solo fare un sopralluogo nel tratto a monte del Piciarello da dove il Paglia è esondato verso la campagna e le case de La Svolta. Se tanto mi dà tanto, ossia se il tratto di fiume in prossimità di abitazioni e impianti sportivi è in queste condizioni, come sarà la parte che attraversa campagne per lo più disabitate? Un’altra domanda è, ora che il danno è fatto, chi libererà le sponde da tronchi, bandone, capanne in legno, melma, detriti vari, depositati dal fiume? E chi risanerà la campagna circostante? Non andrà a finire che, chi vuole riappropriarsi della propria terra, getterà tronchi, rottami e detriti vari sulle rive o addirittura dentro il fiume? (segue)
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