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RIFLESSIONI SULL’ALLUVIONE
RIFLESSIONI SULL’ALLUVIONE DEL 12 NOVEMBRE LA PAROLA AL GEOLOGO GIUSEPPE ANDREI Santina Muzi 1ᵃ parte Se coloro che prima di noi hanno popolato la rupe hanno sempre evitato di edificare nella pianura sottostante avranno avuto i loro buoni motivi che i posteri avrebbero fatto bene a prendere in considerazione. La stessa memoria recente riporta esondazioni da parte dei nostri corsi d’acqua, grandi o piccoli che siano. Esondazioni non solo del Paglia e del Chiani, anche del Romealla, Carcajone e perfino del Gubbione, “fossetto” quasi inesistente che scende dalle argille a monte delle villette a schiera de “La Svolta” per sfociare nel Chiani. Il Gubbione ancora negli anni ’70 cambiò percorso finendo per allagare i piani bassi delle abitazioni situate in prossimità dell’attuale sosta degli autobus. Altre inondazioni sono avvenute nel 1960, 1965-66. Chi ricorda i gravi danni arrecati dalla piena di tanti corsi d’acqua che scendono dall’altopiano dell’Alfina e dalle colline circostanti per confluire nel Paglia, ricorda anche la visione del Piano dalla Gonfaloniera. Allora l’acqua aveva sommerso la campagna fin quasi ai piedi della rupe ed aveva invaso la “cabina elettrica” situata alla Patarina. (All’epoca non c’erano centri abitati, zone commerciali, industriali, artigianali, poli scolastici...) Tutta questa grande memoria popolare, che avrebbe potuto costituire un vero e proprio patrimonio da cui trarre vantaggi per evitare disastri quale la tremenda alluvione del 12 novembre 2012 che ha messo sul lastrico l’economia di Orvieto, chissà come e chissà perché è stata soppiantata dalle carte, completamente errate nel caso del nostro territorio. E non perché la realtà geologica sia cambiata, semplicemente perché chi ha fatto le mappe ha fatto risultare quasi tutta la Valle del Paglia lontana dal rischio esondazioni. Verrebbe da domandarsi se chi ha esteso le carte conoscesse la realtà del territorio orvietano, se all’interno dell’Ente ci sia stato e ci sia un geologo. E siccome neppure io sono un geologo, per proseguire nella riflessione sul disastro provocato dall’inondazione del 12 novembre, ho voluto sentire il parere di un esperto, il geologo Giuseppe Andrei il quale, oltre alla conoscenza teorica della nostra realtà, può vantare una conoscenza vissuta in quanto è nato e cresciuto ad Orvieto. La parola al geologo La situazione alle 09.30 del mattino del 12 novembre <
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> <<È importante che gli alvei dei corsi d’acqua, soprattutto quello del Paglia, vengano manutenzionati. La legge definisce chi ha tali oneri di manutenzione. Comunque nei corsi d’acqua, più che mai quando attraversano zone densamente abitate, gli alberi non devono esserci. Le piante lungo le sponde con le loro radici possono fare da stabilizzatore del terreno, anche se possono diventare un pericolo durante un’esondazione, ma assolutamente dentro l’alveo di magra non vi debbono stare perché il fiume abbatte e porta via anche tronchi di una certa entità. Quindi, al fine di evitare esondazioni, i corsi d’acqua debbono essere mantenuti il più possibile puliti.>> <
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> <<Ѐ indispensabile avere un adeguato studio geomorfologico, idrogeologico ed idrologico - idraulico di tutta la zona, in particolare del tratto della confluenza del Carcajone nel Chiani, del Chiani nel Paglia, della zona della strettoia del ponte dell’Adunata. Sulla situazione idrogeologica, idrologica – idraulica servono dati certi che tengano conto non solo del Paglia e del Chiani ma di tutti i corsi d’acqua, in particolare del Carcajone, un torrente che nel corso dell’anno ha pochi centimetri di acqua ma, considerato che scendendo dal Monte Peglia ha un’asta fluviale con pendenza pronunciata, in momenti di forte piovosità può anche portare all’improvviso una notevole quantità di acqua.>> <<È il caso di parlare di arginature?>> <
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