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“NON VOGLIO MORIRE COSĺ“
L’INCUBO DI PATRIZIA ANCAIANI A UN MESE DALL’ALLUVIONE Santina Muzi <
> sono le parole accorate di Patrizia Ancaiani, operatrice socio sanitaria al Santa Maria della Stella di Orvieto che il 12 novembre è stata travolta dalla piena del Paglia mentre a bordo della sua auto era in attesa di passare sul ponte dell’Adunata per recarsi al lavoro. Ѐ trascorso un mese ma il ricordo di quella giornata è un incubo continuo, in particolare la notte. Ma come è potuto succedere, perché Patrizia è passata visto che il ponte era bloccato? Patrizia non è passata, non ci ha nemmeno provato. Ha solo spiegato che lavorava all’ospedale e quando le hanno detto di aspettare lei si è fatta da parte. <
> E chiedevo aiuto, pregavo, chiamavo il mio babbo morto tanti anni fa... e mi aggrappavo ancora più forte alla rete e telefonavo. Alla fine mio marito ha trovato tutte quelle telefonate e mi ha richiamato.>> L’emozione nel raccontare è ancora forte, come la commozione nel ripensare al marito che ha cercato in ogni modo di correre a salvarla, alla fatica fatta per farsi ascoltare perché nessuno si era accorto dell’accaduto, nessuno credeva alle sue parole finché non hanno sentito al telefono la voce di Patrizia che chiedeva aiuto. <
> Il salvataggio è stato complicato perché gli alberi continuavano a cadere e anche le onde provocate dalle eliche dell’elicottero che avrebbe dovuto tirarla su e portarla all’ospedale mettevano a rischio il gommone dei vigili del fuoco. Finché l’elicottero non è stato inviato da un’altra parte. <
> Non ricorda altro Patrizia Ancaiani. A quel punto dovrebbe essere svenuta. Portata al pronto soccorso da un mezzo dei vigili del fuoco, non c’erano più ambulanze, la situazione è apparsa subito piuttosto grave tanto che la temperatura corporea era scesa a 29 gradi!... Ѐ passato un mese, Patrizia si sta ancora curando, in particolare sta facendo delle terapia per rimettersi in piedi e buttare via le stampelle. Più lunga sarà la terapia dell’anima. Certe esperienze così prossime alla morte provocano cambiamenti profondi, anch’essi bisognosi di sostegno e di affetto. Nel frattempo come prima cosa Patrizia ha pensieri di riconoscenza verso tutti coloro che l’hanno aiutata, i suoi salvatori, i sommozzatori dei vigili del fuoco di Terni, in particolare Antonio Saponaro, il ragazzo che per primo è riuscito a raggiungerla ponendo fine alla sua disperazione. <
> dice Patrizia parlando di lui. <
> Ma come ha fatto con il buio, il freddo, la paura di morire, come ha fatto a resistere per due ore e mezzo immersa fino al petto nell’acqua in tumulto? <
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