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ORVIETO 1268. PROCESSO AI CATARI
SALA DEL CARMINE STRAPIENA PER L’ ANTEPRIMA NAZIONALE DI “ORVIETO 1268. PROCESSO AI CATARI” UNA PAGINA DI STORIA ORVIETANA TRATTA DAI DOCUMENTI DELL’ARCHIVIO DI STATO DI ORVIETO Santina Muzi Anni terribili quelli che nel 1268 si conclusero con il processo ai Catari di Orvieto. Sì perché, cosa che in Linguadoca non sanno, le persecuzioni contro i Catari perpetrate dalla chiesa cattolica in terra francese non risparmiarono la città sulla rupe. Ed è inutile dire che in quella circostanza due solamente furono i morti ammazzati ma i quasi settanta perseguitati, torturati e poi risparmiati non ebbero certo vita facile. Scomunicati, espropriati, cacciati, macchiati per generazioni e generazioni, quale vita mai avranno potuto condurre loro e i loro figli?? E tutto perché qualcuno nel 1199 aveva ucciso il giovane podestà inviato dal Papa di Roma, fatto di cui vennero accusati i Patarini, ossia i Catari nostrani. Sicuramente i Patarini non avevano colpa alcuna nell’omicidio Parenzo, sicuramente i colpevoli andavano ricercati dall’altra parte. Cui prodest? I Patarini e i signori che li proteggevano non avevano nulla da guadagnare dall’uccisione del podestà mentre i loro nemici, ricorrendo ad accuse false, potevano finalmente avere partita vinta.... Ed infatti dei Patarini è rimasto solo il ricordo, se non altro nella denominazione di un buon tratto del nostro territorio extraurbano. Dunque Pietro Parenzo, che diversi storici vogliono nipote dello stesso Pontefice che lo aveva inviato per riportare l’ordine in città, viene catturato nella sua abitazione sul far di una sera primaverile, trascinato in un cascinale in zona Piagge, ucciso con un piccone e abbandonato sulla strada e solo al mattino viene rinvenuto privo di vita dai primi passanti.... Forse a ricordo di quello che venne definito il luogo del martirio” nella zona più tardi venne costruita la “Madonna delle rose”, una chiesina molto frequentata da tutti coloro che salivano in città per entrarvi dall’attuale Porta Rocca. Oggi della Madonna delle rose non resta che una parte dell’abside e un frammento di soffitto, per il resto è ridotta ad un ammasso di rovine sormontate da canne e ailanti. L’evento che in questi giorni riguarda la nostra città è un documentario-fiction che ricostruisce la storia degli anni a cavallo tra il 1100 e il 1200 e il processo ai Catari tramite l’apporto di valenti studiosi che si sono avvalsi del grande patrimonio documentale perfettamente conservato presso l’Archivio di Stato di Orvièto. “Orvieto 1268. Processo ai Catari” come anche “In principio fu il dubbio” relativo al miracolo di Bolsena è stato interamente girato ad Orvieto e, oltre alla storia, mette in evidenza le peculiarità della città quali il Duomo, gli affreschi che ne completano la perfezione, la chiesa di Santa Chiara, lo stile e i mosaici particolarissimi della chiesa dell’Abbazia dei Santi Severo e Martirio in cui vengono ambientate le scene del Papa e di Pietro Parenzo, la chiesa della Misericordia nei cui sotterranei operava la Santa Inquisizione, le cavità illuminate dalla lunga processione di candele, la strada delle Piagge, la ripa di San Giovanni, le viuzze medievali battute dai francescani inquisitori... <
> è il commento della regista Alessandra Gigante al termine dell’anteprima nazionale andata alla sala del Carmine nel pomeriggio di sabato 9 febbraio alla presenza di un foltissimo numero di persone tra cui attori e figuranti. <
> Un po’ come a cercare negli Orvietani di oggi i tratti di coloro che abitavano sulla rupe nel lontano Medio Evo. Oltre alla regista Alessandra Gigante sono intervenuti alla presentazione l'autore Fabio Andriola, il Sindaco di Orvieto Antonio Concina, l'Assessore alla Cultura Marco Marino un noto esperto di storia e la Presidente di Umbria FilMovie Sonia Broccatelli. Entrambi le docufiction sono state prodotte da Storia in Rete per La7, in collaborazione con Umbria FilMovie, e sono state girate interamente in città lo scorso mese di novembre. <
> è stata la promessa, sicuramente gradita agli orvietani, doc e acquisiti.
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