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PEREGRINATIO DEL CORPORALE A ROMA
ORVIETO – ANNO GIUBILARE 1950 PEREGRINATIO DEL CORPORALE A ROMA Santina Muzi Giorni di fermento e di grandi polemiche quelli che vissero gli Orvietani nell’anno giubilare 1950. Fermento per l’annunciata “Peregrinatio” del sacro lino e del suo prezioso reliquario a Roma dove, dopo l’esposizione davanti alla Confessione di san Pietro, avrebbe partecipato alla processione papale del Corpus Domini. E grandi erano le polemiche dovute al timore che il trasporto e le sollecitazioni dell’andatura processionale potessero provocare il distacco di tasselli dal reliquario, capolavoro dell’oreficeria trecentesca, delicatissimo e raffinato lavoro di Ugolino di Vieri. Ma il timore maggiore era, soprattutto, che il sacro lino potesse in qualche modo venire sottratto alla città. Se l’evento romano rendeva felice il vescovo Pieri in quanto costituiva un modo per estendere all’intera cristianità quello che Orvietani e Bolsenesi ritenevano patrimonio e festività prevalentemente locali, preoccupava invece gli Amministratori del Comune, tanto che espressero un netto rifiuto allo spostamento del Corporale... E ne avevano piena facoltà dato che il Comune deteneva una delle tre chiavi del tabernacolo in cui i lini liturgici erano conservati. Infine intervenne il Prefetto che, per questioni di competenza, impose il volere del vescovo, come possiamo leggere nella tesi di laurea di Giordano Conticelli: “Il comune, che aveva una delle 3 chiavi del tabernacolo disegnato dall’Orcagna, si rifiutò di avallare la trasferta. Soltanto l’intervento del Prefetto pose fine alla vicenda dando ragione al vescovo per questioni di competenza. Forte era tra gli orvietani il timore che la teca contenente il Corporale non tornasse più.” (Il nuovo reliquario del Duomo di Orvieto” G. Conticelli ASO 10.89) Intanto il vescovo, che meglio di altri sapeva come utilizzare i mezzi di informazione, fin dal 3 maggio aveva diramato ai corrispondenti locali della stampa un comunicato in cui si legge: “I signori corrispondenti sono pregati di informarne a lungo ed a più riprese la stampa, mettendo bene in luce la eccezionalità del fatto che assurge all’importanza di un avvenimento di portata mondiale e di tenersi in contatto con questa curia per ulteriori notizie e precisazioni”. ((ASO) Ed ecco il testo del comunicato stampa: “Il santo Padre, in accoglimento dell’umile istanza presentatagli dal vescovo di Orvieto il giorno 24 marzo ultimo scorso, ha benignamente consentito , che nella solenne processione a Roma, che si terrà per il Corpus Domini ed alla quale parteciperà la stessa Santità sua, venga usato come Ostensorio del Santissimo sacramento, il prezioso Reliquario di Ugolino di Vieri, contenente il sacro Corporale di Bolsena conservato nel Duomo di Orvieto. Il fatto, per la sua eccezionalità, assurge all’importanza di portata storica e mondiale. È superfluo aggiungere che la città di Orvieto, oltreché guadagnarne da lato spirituale, trarrà un vantaggio anche turistico, perché l’eccezionale avvenimento porterà il suo nome sul labbro di tutti e richiamerà una folla incalcolabile nelle sue mura il giorno del ritorno da Roma del Prezioso Reliquario, giorno che sarà coronato dal più bel trionfo...” Il ritorno del Corporale sulla Rupe era stato programmato nei minimi dettagli, in base a un programma che ne prevedeva la sosta nei principali luoghi di passaggio. L’autostrada del Sole non era ancora stata costruita per cui non c’era altra via che la Cassia. Furono perciò previste tappe a Viterbo, Montefiascone, Bolsena, San Lorenzo Nuovo da dove, attraverso l’Alfina, si raggiungeva lo storico Rio Chiaro al Ponte del Sole e si tornava ad Orvieto. “L’arrivo ad Orvieto” cita ancora il comunicato del Vescovo Pieri “sarebbe disposto nella forma più alta e solenne, da superare qualsiasi fantastica previsione “. (ASO, SCHEDARIO CRONOLOGICO DEI DOCUMENTI DELLA Peregrinatio del SS.Corporale) Intanto in quest’ epoca di grande fede già dal 1 maggio il vescovo, forte del suo carisma e dell’ascendente di cui godeva, si era rivolto ai fedeli con un appello che i sacerdoti dovevano leggere durante l’omelia della domenica successiva, 7 maggio, e affiggere in maniera ben visibile sulle porte di tutte le chiese aperte al pubblico. “Figli di Orvieto e di Bolsena! Figli di tutta la Diocesi! Il Santo Padre, accogliendo una mia umile istanza, ha benignamente acconsentito che nella solenne processione del Corpus Domini, che si terrà in quest’anno giubilare a Roma,...... Quasi al compiersi di sette secoli, si commemora così lo storico gesto di Rio Chiaro al Ponte del Sole: allora era Urbano IV, oggi è Pio XII a ricevere dalla mani del vescovo l’insigne reliquia. Ma lo scenario dell’ostensione ha per sfondo la cupola michelangiolesca e per spettatori i fedeli d’ogni lingua e d’ogni terra, adoranti e frementi, come i padri nostri, che ripagarono il dono di Bolsena,riponendolo nello scrigno d’oro della loro Cattedrale. L’andata a Roma del sacro corporale e soprattutto il suo ritorno ad Orvieto dovrà essere una marcia di fede, scandita dai vostri cuori. Voi gli sarete tutti accanto: voi lo circonderete d’amore possente e trepido, e nell’ora del più alto trionfo, nella Piazza di san Pietro, sarete la falange, moltitudine fiera, pregante, orgogliosa. Sarete ricercati e additati con la più santa invidia dal mondo: e quel giorno i nomi di Orvieto e di Bolsena suoneranno nell’accento della fede e dell’ammirazione.” All’epoca la festa del Corpus Domini cadeva di giovedì, quindi in città si doveva slittare alla domenica. Anche in questo caso i dettagli erano già tutti definiti, allo scopo di “prepararsi al trionfo di Orvieto”. “La processione (la più bella che noi potremo fare!)” prosegue l’appello del vescovo “somiglierà ad un periplo di gloria: da Orvieto a Roma, da Roma a Orvieto, attraverso le rideste e commosse genti dell’Umbria, del Lazio e della Toscana, e si concluderà tra le mura aspettanti della nostra città, la mattina della domenica 11 giugno. Orvieto passerà nella storia di questo anno giubilare e ne sarà ben degna, siamone sicuri!” Tutto pronto, tutto predisposto. Dopo un triduo iniziato il 4 giugno il Corporale, scortato da motociclisti in tuta bianca, partì dalla città alla volta di Roma. Erano le ore 12 del 7 giugno 1950 ed era la prima volta, in circa 700 anni, che usciva dalla città. Secondo le cronache, la partecipazione alla festività romana, come previsto, fu un trionfo per Orvieto. E probabilmente lo fu anche il ritorno, che avvenne intorno alle 22.30 di sabato 10 giugno, in tempo per la perizia di Maurizio Ravelli e per la solenne, trionfale processione delle ore 9.30del giorno successivo. In quanto ai temuti danni, Maurizio Ravelli, che tra l’altro in passato aveva effettuato il restauro del reliquario, confrontando gli ultimi risultati con la perizia effettuata prima della partenza per la capitale, dichiarò che il reliquario non aveva subito alcun danno e in particolare nessun distacco. Il Corporale era tornato, il reliquiario era integro, e gli Orvietani potevano starsene tranquilli.
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