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SAN MARCO DEI TEMPLARI
Santina Muzi Perché meravigliarsi se la chiesa di S. Sofia ad Istanbul è stata trasformata prima in moschea e poi in museo? In quanto a moschea è antica consuetudine che i luoghi riconosciuti come sacri da un iniziale insediamento lo siano anche per coloro che in quel luogo giungeranno più tardi. È stato così per il Cristianesimo che in molti casi ha edificato le chiese sui resti e con le medesime pietre dei templi etruschi e romani. Ad Orvieto gli esempi non mancano. Tra i più antichi basta citare San Lorenzo de Arari in cui lo stesso altare è costituito da un'ara etrusca... In quanto a profanazione non sembra che questo a Santa Sofia sia avvenuto in modo eclatante in quanto l'ambiente, a detta degli esperti, è stato trattato con molto rispetto. Non così da noi. Nella campagna orvietana la chiesa di Santa Maria del Piano già citata in documenti paleografici di fine 1100, divenuta poi San Marco dei Templari, sta letteralmente andando in rovina. E profanazione c'è stata. E alla grande. Basta pensare che negli anni quaranta – cinquanta del 1900 era adibita a stalla del bestiame, vale a dire che all'interno "ospitava" sicuramente una coppia di buoi e un asino! E si vedeva lontano un chilometro che era una chiesa! Quando io, ragazzina tornata a casa per le vacanze estive, volli entrare per visitarla, la giovane donna che lavorava all'esterno non ebbe problemi a dirmi che la chiesa non esisteva più e nemmeno sapeva più da quanto tempo. Oggi dei Templari San Marco conserva solamente il nome prestigioso. Situata sulla riva destra del Romealla, vi si accede da una stradina appena dopo la casa-torre (semidistrutta) del Sartorio lungo la strada del Piano che porta all'area industriale di Bardano. Il ponte sul corso d'acqua è stato rialzato per cui rispetto alla strada la chiesa rimane nascosta e, immersa com'è tra la vegetazione che la sovrasta, nemmeno si riesce a intravederla. Osservata al dettaglio la struttura architettonica testimonia vari rimaneggiamenti che vanno dal romanico al gotico. In particolare la porta d'ingresso che dalla loggia a sud immette all'interno dell'abitazione dà l'impressione di entrare in un edificio importante, non in una casa in cui hanno vissuto famiglie di coloni. E quel Romealla dove abbondavano gamberetti, pesci, granchi di fiume... e quant'altro indispensabile alla vita della comunità, prima templare e poi gerosolimitana, oggi è pressochè privo di vita. Detersivi, scarichi, diserbanti, antiparassitari, hanno spento ogni forma di vita spingendo granchi e gamberi ad uscire sui campi dove a lungo i loro resti sono rimasti a biancheggiare al sole. Una delle ultime cose scomparse dalla stessa parte della chiesa è la forma scavata in diagonale che dal ruscello portava l'acqua alle vorghe per la macerazione della canapa, situate proprio all'inizio dell'area industriale sul versante opposto della strada. A lungo quel solco profondo era rimasto sul limitare del campo a testimoniare un lavoro costante per secoli,... poi anche la storica forma ha lasciato il posto alla banchina erbosa. Ma come doveva essere fervente di vita la nostra campagna al tempo dei Templari! Niente campi abbandonati, niente rifiuti nel ruscello e lungo la scarpata. Niente ladri e banditi. Era come un alveare operoso sorvegliato dai cavalieri che a cavallo, in due, percorrevano le strade e vegliavano sull'intero territorio. Senza contare che da quella grossa costruzione che tuttora possiamo ammirare sullo strapiombo all'inizio della rupe di Bardano mantenevano il controllo sia sul Piano che al di là del Paglia, nell'attuale territorio di Ficulle. Torre Volpina, la Piscina, l'Osteria... , toponimi per lo più conservati ancora oggi, non sono altro che case-torri da cui i cavalieri dell'Ordine di Malta, e prima ancora i Templari, potevano "connettersi" e tramite appositi segnali comunicare con la sede di Bardano.
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